Cenni sulla natura della suggestione
Gli stati meditativi e di rilassamento in genere sono eventi comuni nella vita quotidiana e spesso si verificano spontaneamente senza essere riconosciuti come tali. Per esempio quando si guida lungo una strada conosciuta, ci si può improvvisamente rendere conto di essere giunti a destinazione dopo aver percorso diversi chilometri senza tuttavia ricordarsi di averlo fatto, né essere stati coscienti di ciò che si stava facendo, in quanto si era staccati dal mondo esterno e assorbiti dalle proprie fantasticherie. Apparentemente ciò accade senza alcuna attenzione o controllo coscienti, come se intervenisse una sorta di amnesia dei pensieri presenti durante il periodo di ‘astrazione’. Infatti a volte, persino un ricordo emerso durante uno stato ipnotico indotto, non viene mantenuto nello stato di veglia. Lo stesso accade quando compiamo un’azione che siamo portati a fare con una certa regolarità e non ricordiamo di averla fatta, come l’atto di chiudere la porta quando usciamo di casa.
Si tratta di un meccanismo di discernimento degli stimoli cui siamo di continuo esposti, che operiamo senza accorgercene.
Da questo bombardamento continuo di stimoli derivano contemporaneamente miriadi di pensieri che aumentano in modo esponenziale e non ci consentono di accorgerci di quello che succede nel momento, finendo per eseguire la maggior parte delle azioni in modo automatico. L’assenza mentale, la sbadataggine, le fantasie ad occhi aperti, sono stati che potremmo definire ipnotici, perché mentre siamo assorti da essi, non siamo presenti a noi stessi in maniera del tutto consapevole. Tuttavia, le componenti emotive di questi stati rendono il vissuto tanto vivido, che l’esperienza viene percepita come reale. In questo senso potremmo dire che anche l’ipnosi induce ad uno stato simile e che di per sé non differisce dalle normali esperienze in stato di vigilanza. Tante volte il confine è definito dalla differenza che intercorre tra il sonno e lo stato di veglia, ovvero quel momento che viene comunemente chiamato dormiveglia. Lo stesso dicasi per quella condizione in cui un arto del corpo si addormenta momentaneamente dopo un periodo di stasi protratto.
L’ipnosi permette di restare vigili operando semplicemente uno spostamento dell’attenzione ai processi psichici, emotivi e corporei interiori, grazie al quale si è completamente assorbiti dal proprio mondo interno e si perde momentaneamente il contatto con quello che accade intorno. Tuttavia, si è pronti in qualsiasi momento a riportare la concentrazione al mondo esterno, proprio come accade ad una madre che riesce a risvegliarsi istantaneamente alla piena coscienza dal sonno, nel momento in cui il suo piccolo inizia a piangere o addirittura sta per svegliarsi.
Nell’ipnosi, come nella meditazione, si opera una sostituzione delle percezioni provenienti dall’ambiente esterno con percezioni generate interiormente.
La meditazione può essere definita ipnosi?
Secondo la concezione di Milton Erickson (1901-1980) l’ipnosi e la trance sono esperienze suscettibili di essere sviluppate naturalmente in periodi di introspezione o profonda concentrazione interiore. Stando a questo concetto, l’ipnosi sembra indurre stati simili alla meditazione. Tuttavia, è importante sapere che nell’ipnosi nulla di ciò che accade al soggetto è controllato dal terapeuta, che piuttosto fornisce stimoli e occasioni che inducono spontaneamente a compiere gli stessi atti che farebbe qualora gli venisse chiesto di realizzarli ad uno stato vigile secondo i suoi desideri. Lo stato ipnotico è un’esperienza che appartiene all’individuo, semplicemente indotta dalle suggestioni offertegli per evocare un comportamento responsivo basato sui ricordi del suo passato e, in quanto tale, è del tutto soggettiva.
La meditazione, come l’ipnosi, può indurre un profondo stato di rilassamento e di autocoscienza, solo che il soggetto, una volta appresa la pratica, può raggiungerlo autonomamente (a differenza dell’ipnosi, ove la condizione cui si perviene deve e può essere indotta solo dal terapeuta).
Peraltro, con l’ausilio di un terapeuta esperto in pratiche meditative, la persona può essere portata anche a rievocare immagini e ricordi del passato attraverso delle fantasie guidate, che in tal senso possono offrire un valido spunto nel lavoro terapeutico, come consente di fare anche l’ipnosi.
Aldous Huxley (1894 -1963) definiva l’ipnosi “uno stato di riflessione profonda come di marcato rilassamento fisico con il capo inclinato e gli occhi chiusi, caratterizzato da un profondo distacco psicologico progressivo dalle cose esterne, ma senza una vera perdita delle realtà fisiche, né una qualche amnesia o perdita di orientamento, da un accantonare tutto quanto non era pertinente, e poi da uno stato di completo assorbimento mentale negli argomenti che lo interessavano”.
Non a caso, questa definizione ha in sé tutti gli elementi che caratterizzano la meditazione. Milton Erickson, padre della terapia ipnotica, riusciva ad entrare in questo stato senza rendersi conto dell’atto stesso che stava compiendo, come se non fosse parte integrante del suo pensiero, quanto piuttosto un’attività associata ma periferica.
Nell’ipnosi soltanto una parte rimane vigile ed è quella che consente di recepire gli stimoli esterni mollando gli ormeggi di ogni tipo di coscienza della realtà esterna, talvolta anche di quella corporea, come se ciò di cui si perde il contatto non sia necessario nella realtà. Man mano che si presta minore attenzione alle cose esterne, si dirige un’attenzione sempre maggiore al mondo interiore, proprio come accade grazie alla meditazione.
Ciò che sta intorno si rarefà e diventa più soddisfacente stare con il proprio stato interno, pur conservando una presa indiretta sulla realtà esterna, ma senza alcuna motivazione ad interessarsene. Infatti, ogni tentativo di includere un elemento della realtà esterna sotto forma di pensiero o una qualsiasi interferenza che provochi una sensazione associata all’esterno è di ostacolo alla realizzazione dello stato meditativo.
Che cos’e’ l’ipnosi
L’ipnosi è un’induzione alla sospensione dell’esame di realtà, mediante la quale gli input sensoriali vengono processati in maniera diversa grazie a un restringimento dell’attenzione, che si focalizza su quanto sta accadendo in un dato momento nel mondo interiore del soggetto o sul contenuto che gli suggerisce il terapeuta.
Si tratta di instaurare un controllo volontario su quei processi che generalmente avvengono in maniera involontaria.
Ma facciamo un esempio: di solito il dolore è l’esito di un’interpretazione cognitiva di esso, piuttosto che di una percezione diretta, ovvero non è realmente sentito fin quando la sensazione specifica non è associata mentalmente ad uno stato di minaccia presunta o attuale, che sta modificando la percezione corporea soggettiva. Così, quando per esempio ci scottiamo con il fuoco, il dolore non viene avvertito immediatamente ma solo in un secondo momento, finché non ci poniamo l’attenzione.
Partendo da questo processo di induzione cosciente, l’ipnosi consente al paziente di processare un evento specifico, seppure non necessariamente di natura traumatica, così da separane il vissuto emotivo dal contenuto, per poterlo osservare e renderlo tollerabile modificando il modo in cui si esperisce.
L’obiettivo della meditazione è comunque diverso da quello a cui mira l’ipnosi, nel senso che, sebbene il procedimento descritto può essere definito sostanzialmente lo stesso, non è finalizzato a costituire un percorso di psicoterapia.
Meditare richiede comunque una particolare abilità che necessita di essere praticata e non può essere forzata, anche perché non tutte le persone sono capaci di distaccarsi dagli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e immergersi completamente nel proprio stato interiore con la stessa facilità e velocità.
Dunque, per imparare ad entrare in uno stato meditativo bisogna essere disposti a lasciarsi guidare, proprio come si fa per l’ipnosi .
Le esigenze personali sono in stretta relazione con l’intensità della riuscita e dello sviluppo dell’esperienza, nel senso che naturalmente più è sentita la motivazione a meditare e maggiori saranno la concentrazione su di sé e la progressiva perdita della percezione di quanto accade nell’ambiente circostante. Di contro, quanto più ci si concentra sul livello di prestazione, tanto minore sarà il risultato, in quanto minore sarà l’attenzione dedicata all’oggetto specifico della meditazione.
Dunque l’unica cosa che resta da fare è lasciarvi trasportare e confidare nel buon senso e nella competenza del terapeuta con cui inizare questa pratica, meditativa o ipnotica che sia.