Pubblicato in Cause dei disturbi psicologici
L’ansia è l’emozione più comunemente avvertita tra le persone e, pertanto, imparare a conoscerla e a gestirla può aiutare a far fronte agli effetti spiacevoli che inevitabilmente comporta. In genere tutti conoscono i sintomi dell’ansia, per essersi trovati almeno una volta in balia di questa emozione, che può essere travolgente e insostenibile a causa delle situazioni sgradevoli che l’hanno provocata. Eppure, vi sorprenderà scoprire che l’ansia nasce da un conflitto tra sentimenti e impulsi contrastanti di piacere e di dolore.
L’ansia è stata riprodotta sperimentalmente su degli animali da laboratorio, offrendo loro proprio uno stimolo piacevole (cibo) in concomitanza con uno stimolo doloroso (scossa elettrica), che li avrebbe colpiti ogni volta che fossero riusciti a raggiungere il cibo. L’animale in tal modo diventava incapace sia di muoversi verso il cibo, che di ritirarsi e cominciava ad agitarsi violentemente sperimentando l’ansia, sviluppata dalla minaccia del dolore, presentata simultaneamente alla promessa del piacere. Ne è un esempio la situazione in cui un ragazzo è fortemente attratto dal desiderio di conoscere la ragazza che gli piace e al tempo stesso dalla paura di essere rifiutato e deriso. Perciò ogni volta che la incontra lo assalgono palpitazioni e tachicardia, diventa rosso e inizia a sudare, mostrandosi impacciato e imbarazzato, per effetto della paura, che lo blocca nell’agire. Altrettanto esemplificativo è il momento di attesa di una prova, qualunque essa sia (prova di un esame, risultati di indagini cliniche, risposta ad un colloquio di lavoro). Sarà capitato a chiunque di attendere un risultato ed essere combattuti tra la paura che l’esito sia negativo e la speranza di ottenere soddisfazione dalla riuscita. In ogni caso è sempre una condizione di attesa a creare l’ansia, in quanto riguarda una pre-occupazione, che, come dice la parola stessa, ci fa occupare delle conseguenze prima che queste si verifichino.
Fritz Perls (1893-1970) infatti, definiva l’ansia come anticipazione del futuro. In seguito vedremo come i pensieri negativi che alimentano l’ansia, derivano proprio dalle previsioni circa gli eventi futuri.
Entriamo in ansia tutte le volte che una circostanza determina apprensione per le conseguenze future e proviamo uno stato di agitazione eccessivo per ciò che temiamo
Dunque l’ansia è una forma di paura, una reazione alla minaccia di essere investiti dalle conseguenze di un esito sgradevole, che tuttavia di solito ci consente di andare verso la situazione potenzialmente piacevole senza fuggire. Basti pensare a quante azioni decidete di intraprendere pur avendo un po’ di timore. Sebbene talvolta, la sensazione iniziale di timore possa trasformarsi in una paura di intensità sproporzionata all’evento e possa lasciare bloccati nell’angoscia.
Alexander Lowen (1910-2008) ha parlato di emozioni in termini di escalation delle emozioni, per cui una sensazione iniziale di timore, se protratta, genera uno stato di ansia tale da tramutarsi in paura, che già fa nascere in noi il desiderio di fuggire. Quando l’entità della paura è di vasta portata, diventa panico, ove l’unico impulso è quello di scappare e la sensazione fisiologica di base che l’accompagna è il blocco del respiro. Infatti nel panico l’aria viene trattenuta, la gola si chiude e il petto si irrigidisce, bloccando la fase di inspirazione, per cui la persona non riesce a respirare e questo a sua volta aumenta il panico. Nell’ansia invece, il respiro accelera in modo da risucchiare più ossigeno per prepararci alla fuga. Infatti uno dei primi sintomi dell’ansia è proprio un ridotto apporto di ossigeno conseguente ad uno stato di eccitazione eccessivo, e in tal senso l’ansia è prodotta dall’organismo al fine di ristabilire una respirazione adeguata. Da questo punto di vista l’ansia, se ascoltata, può fornire un segnale di emergenza, che richiede anzitutto al corpo di respirare il che, infatti, è una delle prime strategie da adottare quando si è in un forte stato di ansia. Tuttavia, se non si è riusciti a gestire l’ansia in maniera adeguata e dunque a placarla, può sopraggiungere una sensazione di terrore, che equivale a un vero e proprio stato di shock, per cui la perdita del tono muscolare e la quasi totale incapacità di inspirare, rendono la persona inerme, fino a poter provocare lo svenimento.
Di qui l’esigenza di imparare ad ascoltare l’ansia e cercare di accoglierla sul momento, piuttosto che negarla e tentare di sopprimerla, dato che il più delle volte, cercando di eliminarla, otterrete esattamente l’effetto opposto. Vediamo perché.
I meccanismi mentali dell’ansia. Una spirale infinita
La maggior parte delle paure e dei pensieri che generano i sintomi dell’ansia sono dovuti a una grande varietà di preoccupazioni ingiustificate, che se ingigantite dall’angoscia sfociano in fobie e ossessioni. Per comprendere meglio come funziona il meccanismo di escalation, immaginate di trovarvi a casa da soli di notte e di avvertire un rumore insolito provenire da una parte indefinita della vostra casa. Ciò che accade è che il cervello riceve il suono e lo registra come sitmolo di allerta per mettervi in allarme. Mentre cercate di riconoscerlo e di comprenderne la fonte, la mente attiva un pensiero intorno ad esso e se la conclusione cui giungete è sufficientemente rassicurante, l’allarme generale non si innalza a un livello più alto e vi rasserenate.
Ma se siete ancora incerti, un circuito cerebrale deputato all’attività cognitiva accresce ulteriormente l’incertezza e fissa la vostra attenzione sulla volontà di capire cosa sia successo con sempre maggior preoccupazione e ansia. Se poi da questa ulteriore analisi non si ricava una risposta soddisfacente, l’amigdala (una sorta di sentinella psicologica del nostro cervello), fa scattare un altro allarme che attiva uno stato di apprensione e ansia subliminali, finchè l’ansia rimasta ancora inconscia penetra nella coscienza e fa avvertire la paura. Così entra in azione anche la dopamina, che induce a concentrare l’attenzione sulla paura e a reagire, con la conseguenza che le rappresentazioni mentali di esperienze negative pregresse (conoscenze e ricordi) prendono il sopravvento.
L’ansia è generata da pensieri negativi che preannunciano eventi catastrofici
A questo punto siete in preda ai sintomi dell’ansia, che contribuite ad alimentare con i giudizi intorno alla paura stessa. Infatti le previsioni che fate a seguito dell’ansia sono preoccupazioni sulle preoccupazioni, che diventano croniche e ripetitive e che spesso comprendono pensieri catastrofici. Questi pensieri negativi sul futuro assumono la forma di un racconto narrato a sé stessi del tipo: “Oh no, la marmitta fa un rumore che non mi piace. E se dovessi portarla dal meccanico? E se il meccanico mi dicesse che non è più riparabile e dovessi comprare un’auto nuova? Accidenti, non posso permettermelo. Dovrei prendere i soldi dai risparmi per la salute. E se poi domani improvvisamente mi ammalassi e ne avessi bisogno? D’altra parte non possorestare senza auuto. Come faccio poi ad andare a lavorare e accompagnare i bambini a scuola? E se si ammalassero pure loro?”. Così finiamo per credere alle conseguenze ipotizzate, convincendoci a tal punto da considerarle come già accadute.
Come le previsioni catastrofiche possono trasformasi in fobie, ossessioni e attacchi di panico
Il processo con il quale si strutturano spontaneamente questi pensieri sembra essere innescato dall’amigdala, che ha proprio la funzione di mettere l’organismo in stato di allerta e dunque, per loro stessa natura, una volta comparsi nella mente, vi persistono in maniera incontrollata. Così si finisce per preoccuparsi per moltissime cose, la maggior parte delle quali non ha di fatto alcuna probablità di verificarsi, eppure i pensieri negativi si autoperpetuano in una spirale infinita e tendono a diventare una vera e propria dipendenza mentale. Ciò accade perché fare congetture dà l’impressione di placare l’ansia come un amuleto che scongiuri il presagio del male, per cui si crede che esse abbiano il merito di allontanare il pericolo oggetto dell’ossessione.
L’ansia è alimentata dall’anticipazione di conseguenze future
Questi pensieri cronici e ripetitivi precipitano in un circolo vizioso nel quale una preoccupazione genera la successiva senza tregua, sfumando in un vero e proprio ‘sequestro emozionale’. Finchè la preoccupazione ha un ruolo positivo, nel senso che si impiega un tipo di riflessione costruttiva, atta a risolvere il problema, va bene; ma quando diventa un alibi per ripercorrere mentalmente gli eventi fissando l’attenzione sulla minaccia contingente e anticipandola prima che si presenti, costringe il cervello emozionale a escogitare un modo per controllare l’ansia, ignorando temporaneamente qualunque altra cosa. Anche a livello neurologico, sembra esserci una certa rigidità corticale, un deficit nella capacità del cervello emotivo di rispondere con flessibilità al mutare delle circostanze, senza mai risolvere il problema. Quando questo ciclo di pensieri si intensifica, sfocia nei sintomi tipici dei disturbi ansiosi e assume una connotazione distinta per cui:
Continuando a leggere scoprirete che:
Le cause che generano l’ansia sono spesso legate alle situazioni che si presentano quotidianamente, ma possono anche essere radicate nel profondo da più tempo e ripercuotersi nel presente. Infatti, gli stimoli e i ricordi emotivi che suscitano le reazioni di paura, vengono richiamati alla memoria per associazione a quegli eventi che hanno evocato gli stessi sintomi, innescando una sorta di ‘condizionamento alla paura’. Perciò è importante intraprendere un percorso di psicoterapia per imparare a gestire le reazioni agli eventi che provocano l’ansia e ad alleviarne l’intensità dei sintomi.
Erving Polster (1922) definiva l’ansia come uno stato di eccitamento che non può essere tollerato e dunque viene modificato e sperimentato come ansietà, come una sorta di strategia difensiva scaturita dal bisogno di reprimere sensazioni, che altrimenti sarebbero ancora più distruttive. Come spesso accade nel ricordo di traumi o situazioni spiacevoli, l’ansia può insorgere perché sensazioni che precedentemente erano state rimosse si ripresentano nel presente. Così i sintomi riportano alla luce lo stesso stato d’ansia vissuto in condizioni simili e che inconsciamente si era allontanato.
Secondo Fritz Perls, l’ansia è generata dall’intervallo di tempo che c’è tra l’ora e il poi, che porta a temere per ciò che accadrà nel futuro, gettandoci nell’angoscia, e a restare sospesi in una sorta di limbo, esattamente come accade al respiro, che sembra altrettanto sospeso. In questo stato di confusione, l’ansia può annebbiare qualsiasi convinzione ragionevole e positiva e non consente al cervello di sospendere i pensieri negativi. Presi dall’ansia non riusciamo più a fare nulla e questo stato di presunta immobilità crea in noi ancora più agitazione e ci fa perdere la capacità di restare in contatto con noi stessi.
In ultimo, ci sono persone caratterialmente predisposte piu di altre all’ansietà, perché guidate nell’azione principalmente dal pensiero e dunque per questo portate a orientare il loro comportamento secondo una serie di congetture, ipotesi e illazioni, che le rendono quasi paranoiche. Dunque si preoccupano e temono costantemente le conseguenze delle proprie scelte, per cui tendono sempre all’indecisione. Si tratta di personalità dominate dall’incertezza e dal dubbio, caratterizzate tipicamente dai sintomi dell’ansia. Tuttavia, a prescindere dal proprio carattere, ognuno di noi in certi momenti della propria vita, è portato a reagire con ansietà agli eventi, soprattutto in quelle fasi che richiedono di prendere decisioni importanti o nelle quali siamo soggetti a grandi cambiamenti. A volte anche l’apporto di piccole modifiche nelle abitudini quotidiane ci mette di fronte a uno stato di ansia, per il solo fatto di non sapere a cosa porteranno.
In ogni caso, con la psicoterapia si può imparare ad affrontare la paura e a gestire l’ansia, iniziando progressivamente a comprendere e accettare l’emozione stessa, per poi affrontare gli eventi che di volta in volta si presentano nel qui ed ora.
5 strategie per gestire l’ansia
Il mio approccio con i pazienti
Nella mia pratica clinica come psicoterapeuta, sono solita lavorare sui disturbi d’ansia da tutti i punti di vista che contribuiscono all’insorgenza dei sintomi:
Dott.ssa Valentina Arci. Via Nicolò III 4. | 00165 Roma (Zona San Pietro / Ottaviano) | tel. 349/6460376 | P.I.16508181001
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